domenica 20 gennaio 2013

utopia del new work

dinamic mosaic
orso castano : non sara' il no profit a risolvere il vuoto identificativo ed esistenziale creato da un'assenza improvvisa di lavoro. Non dobbiamo rassegnarci all'anomia e pensare che questa possaessere riempita dall'oblativita' o dal "volesome bene". Il lavoro va ripensato, la redistribuzione del lavoro va ripensata, una nuova concezione dell'uomo che fa perno sulla complessita' puo' aiutarci a pensare a nuovi lavori, meno materiali, piu' mentali, ma pur sempre apportatori di identita' precise, non dobbiamo abbandonare questa utopia ma trovare le strade, anche internet, per ritrovarci e costruire nuove identita' lavorative, una nuova societa', meno ideologizzzata, piu' concreta, ma che dia a tutti un'identita' ed una dignita'. link anche su www.menteallegra.blogspot.it

Nuove identità nell’epoca dei lavoretti

30 novembre 2012
Lavoro in una casa editrice da dieci anni con contratto a termine  e, grazie alla Legge Fornero, da gennaio non potrò più mettere piede in redazione, dovrò aprire una partita Iva e attendere che mi venga commissionata la redazione di qualche libro. Vivo sola e questa per me è una catastrofe per tante ragioni: l’insicurezza economica innanzitutto ma più ancora l’isolamento in cui mi troverò. A poco più di quarant’anni  come posso pensare di restare per il resto della vita chiusa in un monolocale senza incontrare nessuno? Saremo tutti agli arresti domiciliari? Aiutatemi, vi prego,  a trovare una risposta all’angoscia che mi strangola e un motivo per continuare a vivere !  Nora

Cara Nora, il tuo grido d’aiuto è un campanello d’allarme per tutti. Qualcuno ti avrà già consigliato di consociarti con alcuni colleghi per fondare una  cooperativa. Ma  non è facile per chi è abituato a far parte di un’ azienda e a lavorare individualmente. Temo che, d’ora in poi, dovrà cambiare la struttura stessa della nostra identità. Se fino a ieri alla domanda ” chi sei?” si rispondeva con la professione :” sono un insegnante, un medico, un operaio…” D’ora in poi la specificità di ciascuno andrà costruita a margine, nelle attività  no profit .  Sarà significativo far parte di una istituzione culturale, suonare in un gruppo  musicale, seguire un corso di scrittura creativa, praticare uno sport, svolgere attività di volontariato e così via.Certo molte ore saranno trascorse in isolamento , davanti al computer, sorseggiando  una tisana , la radio accesa e accanto il  gatto acciambellato o il cane impaziente di uscire . E poi via a telefonate, sms, e-mail, face-book, twitter  … Sempre connessi e sempre soli. L’importante è resistere all’evanescenza degli scambi incorporei e, tolte le pantofole, infilarsi un buon paio di scarpe, aprire la porta di casa e uscire. Il mondo è fuori. Con ciò non credo di averti consolato ma spero che possano farlo i tuoi coetanei, chi è già passato attraverso questa prova di autoristrutturazione  e, non solo sopravvive, ma magari vi ha trovato dei vantaggi. Ti abbraccio con solidarietà. Silvia