La malattia chiamata donna
Pubblicato da fidest su giovedì, 25 giugno 2009
Ventitre dive affette dal mal di vivere nel nuovo libro di Marco Innocenti. In libreria. Una donna su sei è malata di depressione. Il male oscuro che secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità sarà nel giro di una decina d’anni la seconda causa di invalidità nel mondo sviluppato è declinato al femminile. Donne comuni, ma anche insospettabili dive idolatrate dal pubblico che dietro la maschera di una vita scintillante vivono il dramma della solitudine e dell’inadeguatezza. Nel libro “La malattia chiamata donna. Erano belle, famose e depresse” (Mursia, pp. 226, euro 17,00) Marco Innocenti, giornalista de «Il Sole 24 ore» e autore di numerosi spaccati della società italiana per i tipi Mursia, ha raccolto 23 ritratti di donne celebri che hanno pagato caro il prezzo di una vita sopra le righe. Scrittrici, poetesse, attrici, fotografe, cantanti, artiste che apparentemente hanno tutto, ma sono in realtà torturate dall’ansia e non reggono la fatica di vivere. Camille Claudel è una giovane scultrice vittima dell’amore succube per il suo Pigmalione Auguste Rodin che la attrae come una mantide nel suo atelier e nella sua vita. Virginia Woolf, talentuosa scrittrice inglese, ma donna fragile e inquieta, che trova solo nella scrittura il suo riscatto, muore al terzo tentativo di suicidio spingendosi nelle acque del fiume Ouse nel Sussex con due sassi nelle tasche. La divina Marilyn Monroe cerca nei fuggevoli incontri di una notte e nelle false promesse degli uomini la sicurezza che le manca e quell’amore paterno che non ha mai avuto, ma sempre cercato. Diane Arbus, che ha voluto dar voce agli invisibili e agli emarginati con la sua fotografia, si fa carico delle ingiustizie del mondo e ne rimane segnata per sempre. La raffinata Romy Schneider, che ha amato più di quanto è stata amata, non si riprenderà più dalla morte del figlio quattordicenne, ultima di una serie di sventure, e si lascerà morire a poco a poco spegnendosi come una fiamma una notte di maggio in abito da sera, “fragile, nobile, solitaria e fiera” come aveva sempre vissuto. Billie Holiday, un’infanzia segnata dalle violenze, dal razzismo, dalla brutalità di una vita per strada, trova solo per un attimo una luce di redenzione nella musica blues: la sua vita difficile riempie di verità le note che escono dalla sua bocca, ma il destino è già tracciato e la conduce tra droga, alcol e continui arresti fino alla tragica fine in un letto di ospedale. Gli italiani depressi sono circa 15 milioni, il 25% della popolazione, per la maggior parte donne. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità le donne si ammalano di depressione da due a tre volte più dei maschi. La depressione è una malattia vera e propria, ed è stimato che tra dieci anni sarà la seconda causa di invalidità del mondo sviluppato. Incapacità di prendere decisioni, apatia, insonnia, irritabilità, difficoltà nei rapporti sessuali e sentimentali, ricerca della solitudine, perdita di interesse nei confronti della vita e degli altri: sono queste i sintomi con i quali devono fare i conti donne fragili che non reggono allo stress della vita moderna, schiacciate dai compiti e dalle aspettative della società. (Marilyn, Romy, Virginia)